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giovedì 19 gennaio 2012

La tentazione

"L'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi:  resistete, e la vostra anima si ammalerà di nostalgia per le cose che si è vietata, di desiderio per ciò che le sue mostruose leggi hanno reso mostruoso e fuori legge."
(Oscar Wilde, da Il ritratto di Dorian Gray )

  
    Il presente post è in realtà una mia risposta alle varie sollecitazioni che mi sono giunte dai vostri commenti ad Emotivi anonimi ed una riflessione sulla citazione di Wilde in quel contesto inserita ed ora riportata per intero. 
   Da un paio di mesi non sto rispondendo ai vostri commenti qui nel blog (a volte i dialoghi continuano in privato) e non per scortesia. Difatti nel box dei commenti è scritto il mio grazie in anticipo per ogni vostra parola e per la condivisione, che rappresentano per me la vera ricchezza di questo spazio virtuale.
   Il motivo è che, poiché nei commenti ognuno liberamente esprime il suo pensiero e porta un contributo esperienziale, leggerne l'insieme è, per me, ascoltare la coralità di tanti diventare vita con le sue sfaccettatur e, i suoi colori, i caratteri, lo stile, le voci.
   La mia risposta, oltre al grazie che non sarebbe eccessivo ripetere, aggiungerebbe a volte poco, poiché è nel post che io esprimo il mio pensiero e le mie emozioni, che possono essere guida e spunto per un dialogo costruttivo dove ognuno porta il suo mattoncino.
   A
ver citato Wilde in  Emotivi anonimi , dunque, significa che ne condivido il pensiero. 
   Dopo questa premessa, ecco alcune considerazioni.

    
   La tentazione da rifuggire e a cui non cedere è quella che istiga al male e a compierlo nella consapevolezza di far qualcosa di proibito, sbagliato, qualcosa che sia dannoso per se stessi e per gli altri. Se voglio mangiare la cioccolata per sottrarla a qualcuno o rubarla, se mangiarla è abusarne in maniera irrefrenabile e senza moderazione,   se la mangio avendo il diabete e quindi sapendo di far del male alla mia salute,   oppure per fare un dispetto davanti a chi non può gustarla... o in tanti altri casi.
   A mio modesto parere, non rientrano nell'errore o istigazione al male il provare piacere e sensazione di benessere, appagare un desiderio, godere per una passione quale può essere il cibo preferito che esalta i nostri sensi e ci riporta ad altre forme di piacere o di gioia anche condivise.
... allora che facciamo mangiamo solo le cose che non ci piacciono così ci sentiremo elevare lo spirito? Non è un peccato godere, ma farne lo scopo della vita, della voluttà l'unica ricerca di senso.
   Il piacere, da provare o da donare, non è qualcosa di cui vergognarsi, da nascondere. Il piacere non è un peccato né un vizio.
   Come non è santità darsi colpi di cilicio.

   Nel mio blog si parla di sensualità ed in 
  Emotivi anonimi   il piacere fisico è avvicinato al piacere del gusto. Il peccato di gola a quello di lussuria, ha pensato qualcuno citando Sodoma e Gomorra.
   Innanzitutto, le tentazioni peccaminose che rischiano di trasformarci in statue di sale possono essere le più varie: quella di sentirsi superiori agli altri, quella di oziare, quella di non compiere il proprio dovere, quella di giudicare, ecc.
   Giustamente nel precedente post di tentazioni golose e lussuriose si parlava, ma ... non per istigare a delinquere! :-) 
   Le tentazioni sono sempre e soltanto peccaminose? 
  La parola tentare ha la stessa origine di tenere, e quindi ampliando direi anche toccare, provare, prendere, cercare di raggiungere. La tentazione ci spinge a tendere e a sperimentare, a conoscere.... non soltanto il male!!

   La sensualità è un tema di questo blog e non la considero una tentazione peccaminosa, bensì un'espressione della personalità, del proprio modo di essere, provare e donare sensazioni. E' qualcosa di innato e che solo spontaneamente si può esprimere. E' una importante forma di comunicazione, un linguaggio dei corpi e delle anime, un veicolarsi attrazione fisica e spirituale, interesse, gioia e sentimento, un modo per conoscersi.
   EMOZIONE e non causa di empietà. 
   Fuoco di passione e  non fiamme infernali.



   E questo vale per tutti i post!!

   Secondo me, quanto detto per la cioccolata vale anche per il sesso. Non è un peccato provare piacere, cercare anche con il proprio partner, quindi ovviamente in un'ottica d'amore, nuove forme per donarsene e avere la fantasia di trovare nuovi modi per tentare, coinvolgere o eccitare.  
   I piaceri del sesso non sono un peccato.  Sono uno scambio, sono un dono.
   L'amore, il desiderio ed il suo soddisfacimento non hanno confini dentro di noi...
se non quello della perversione, ma che è proprio tutt'altro dalla tentazione e dalla trasgressione.
  
   Ho mai ceduto ad una tentazione? mi è stato chiesto dal mio caro amico Guardiano.
   A molte, sì, quasi a tutte, perché tutte mostrano la fragilità ed anche la forza di capire l'errore se errore è stato e di reagire per il bene. Tutte hanno portato a conoscermi, ma non ancora a conoscere dove sia la netta distinzione tra bene e male. 
   Presumere di avere questa conoscenza è cedere alla primordiale delle tentazioni.
   

   Non sono una che dice questo io non lo farò MAI... ho certo dei valori e dei princìpi, dei punti fermi, ma le "tentazioni" possono arrivare anche quando non si è capaci di rispondere con la volontà..
non sono perfetta, ahimé...  e neanche eterea!
   
   Gusto il cioccolato ed amo il piacere che mangiarne mi procura. Non lo considero afrodisiaco in senso stretto, forse è tale per me più un bel bicchiere di primitivo dolce o il profumo della pelle... o qualsiasi cosa quando c'è la giusta atmosfera, però come per i personaggi del film  Emotivi anonimi, il cioccolato per me è godimento puro e come tale evoca quelle che sono in me altre gioie e bellezze della vita! 
   E se ci fosse qui l'amico Soffio mi citerebbe il caro Freud!

E tu, hai mai ceduto ad una tentazione?



mercoledì 18 gennaio 2012

Emotivi anonimi

"Quello che mi fa paura è l'intimità, che qualcuno entri nella mia intimità!"
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"- Posso baciarla?
- Buona idea.  È  imprescindibile!"

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"Quando sono innamorato è come se qualcosa mi bruciasse in corpo."

   Jean-Pierre Améris, autore e regista di Emotivi anonimi è lui stesso un timido estremo:  “È stato proprio il cinema a salvarmi. Per me è stato uno stimolo, un motore per reagire alle mie paure”.
   Invece per i due protagonisti del film, Angélique  e Jean-René, lo stimolo per superare la loro eccessiva emotività sarà l'amore.
   Si tratta di una  commedia sentimentale che non ha le pretese di analizzare i risvolti psicologici dei personaggi, ma solo raccontare con delicata soavità ed un pizzico di ironia una romantica favola dal prevedibile happy end.
   L'emotività di Angélique e Jean-René è paralizzante, entrambi sono in terapia, lui da uno psicologo e lei in un gruppo di auto-aiuto dove i partecipanti sono seduti in cerchio e si confrontano e sostengono a vicenda. 
   Si incontrano casualmente. Lui è il titolare di una fabbrica di cioccolato sull'orlo del fallimento. I suoi cioccolatini non sono più apprezzati dai clienti, che li considerano ormai obsoleti e senza personalità. Lei invece è una cioccolataia geniale, la vera creatrice dei celeberrimi cioccolatini di Mercier, la cui paternità era attribuita ad un lontano eremita. Angélique viene assunta nella piccola azienda di Jean-René per occuparsi delle vendite, ma poi con il suo talento e la sua passione per il cioccolato passerà ad ideare una nuova linea di cioccolatini, la cui produzione scongiurerà il rischio di chiusura della fabbrica.
   La comune passione per il cioccolato sarà il loro elisir d'amore, la frequentazione dapprima obbligata poi desiderata li farà uscire dal guscio ed innamorare nonostante i loro modi goffi ed impacciati.
   Il cioccolato è per entrambi come una filosofia di vita, da gustare anche per la sua componente di amarezza. Ne apprezzano l'iniziale resistenza seguita dalla capacità di sciogliersi un po' a sorpresa, di concedersi, di riempire e di avvolgere. Nell'assaporarlo provano un sublime piacere che spiegano con parole dalle chiare allusioni sensuali. 
   La carnalità è accennata e tenera ed al contempo vitale ed irresistibile.


   La sessualità è nella stessa storia del cioccolato, che è stato da sempre considerato un alimento capace di ispirare ed eccitare i sensi, anche quando non si era ancora raggiunto il grado di conoscenza biochimica dei suoi componenti che lo ha poi confermato.    Per i maya il cacao era il il cibo degli dei ed il re azteco Montezuma usava bere una cioccolata prima di accoppiarsi con una delle sue tante mogli. Anche Casanova ne faceva largo uso sostenendone le qualità di afrodisiaco e D'Annunzio, grande amatore, mangiava cioccolata prima degli incontri erotici con le sue ospiti al Vittoriale.
   Il cioccolato, delizia e tentazione, una dolce trasgressione. Quando anche un pezzettino si scioglie in bocca non conquista solo il palato che si illumina, ma è come un abbraccio di beatitudine, una carezza per l'anima,  delicata, gratificante, energetica, un'amorosa coccola che sprigiona passione. 
   Una sensazione  di godimento e di benessere.
   Qualcosa che arriva fino all'intimità!
   
Diceva Oscar Wilde: "l'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi".
  


   
   Il cioccolato ha anche per te un potere afrodisiaco?  O quali altri alimenti, bevande, odori  aumentano la tua libido?
   Che sensazioni ti procura il cioccolato? 
   Con quali aggettivi lo definisci? Ne sapresti indicare almeno 3?