Io di più non posso darti.
Non sono che quello che sono.
Ah, come vorrei essere
sabbia, sole, in estate!
Che tu ti distendessi
riposata a riposare.
Che andando via tu mi lasciassi
il tuo corpo, impronta tenera,
tiepida, indimenticabile.
E che con te se ne andasse
sopra di te, il mio bacio lento:
colore,
dalla nuca al tallone,
bruno.
Ah, come vorrei essere
vetro, tessuto, legno,
che conserva il suo colore
qui, il suo profumo qui,
ed è nato tremila chilometri lontano!
Essere
La materia che ti piace,
che tocchi tutti i giorni,
che vedi ormai senza guardare
intorno a te, le cose
- collana, profumi, seta antica -
di cui se senti la mancanza
domandi: Ah, ma dov'è?.
Ah, come vorrei essere
un'allegria fra tutte,
una sola,
l'allegria della tua allegria!
Un amore, un solo amore:
l'amore di cui tu ti innamorassi.
Ma
non sono che quello che sono.
Non sono che quello che sono.
Ah, come vorrei essere
sabbia, sole, in estate!
Che tu ti distendessi
riposata a riposare.
Che andando via tu mi lasciassi
il tuo corpo, impronta tenera,
tiepida, indimenticabile.
E che con te se ne andasse
sopra di te, il mio bacio lento:
colore,
dalla nuca al tallone,
bruno.
Ah, come vorrei essere
vetro, tessuto, legno,
che conserva il suo colore
qui, il suo profumo qui,
ed è nato tremila chilometri lontano!
Essere
La materia che ti piace,
che tocchi tutti i giorni,
che vedi ormai senza guardare
intorno a te, le cose
- collana, profumi, seta antica -
di cui se senti la mancanza
domandi: Ah, ma dov'è?.
Ah, come vorrei essere
un'allegria fra tutte,
una sola,
l'allegria della tua allegria!
Un amore, un solo amore:
l'amore di cui tu ti innamorassi.
Ma
non sono che quello che sono.
(Pedro Salinas - Io di più non posso darti - da
La voce a te dovuta)
Il desiderio di essere parte dell'altro e quell’idea, che abbiamo letto nella poesia indiana "Che io sia...", del diventare persino un oggetto personale dell’amato come espressione della massima vicinanza realizzabile, li ritroviamo anche espressi da molti poeti europei, come ad esempio nella meravigliosa “Io di più non posso darti” del madrileno Pedro Salinas.
In questa poesia la
trasformazione
nella materia che prenda forma e odori della persona amata, in un oggetto della sua quotidianità, nella cosa di cui l’amata potrebbe sentirne la mancanza alla sola vista, non vuole esprimere solo l'ardente anelito alla fusione, alla simbiosi totale fisica e spirituale di due amanti. Rappresenta, inoltre e congiuntamente, la difficoltà di esprimere e confessare il sentimento d’amore nella pur costante voglia di cantarlo e nell’incessante contraddizione tra dolore e gioia che da esso
scaturiscono
.
Salinas aggiunge ancora un altro sapore: come se la possibilità di essere qualcosa di diverso, più intimo e più vicino si traducesse nella certezza di essere amati ed anche più di quanto non lo si sia di già e per ciò che si è in realtà.
Se all’inizio della poesia c’è l’esplicitazione del tema, alla fine la riconferma appare più una preghiera per essere accettati per quello che
semplicemente
si è.
La donazione di se stessi nella verità e autenticità diventa la forma più sublime di amare e di rimanere non solo vicini, ma dentro chi si ama.
Eppure il desiderio di
trasmigrazione
dell'anima per
trasformarsi
, non tanto in persone diverse, ma in piccoli o grandi oggetti pur di rimanere accanto il più possibile alla persona amata ed annullare ogni tipo di distanza fisica credo lo abbiamo avuto tutti.
Tu hai mai pensato di
trasformarti
in qualcosa
per poter essere vicino alla persona che ami?
Cosa vorresti diventare?